Come deve essere femminista?
Ci sono due gruppi di persone che smaniano per rispondere a questa domanda.
Il primo è composto dalla gente
che vuole insegnarti tutti i precetti che è necessario seguire per ottenere il badge da vera femminista.
Il secondo, ma non meno irritante gruppo, è quello delle persone invece che non sono femministe, ma ci tengono a dirti come dovresti fare attivismo, cioè con moderazione.
Scusate, quando chiedete di essere trattate come esseri umani, potreste farlo a voce più bassa, altrimenti c’è il rischio che qualcuno vi senta?
Uscire dagli schemi della normatività non si può, non importa quanto grave sia il vostro problema, dovete cercare di risolverlo negli spazi che il sistema eteropatriarcale vi ha gentilmente concesso.
Del resto ora le donne possono votare, il delitto d’onore non è più permesso e hanno fatto il remake di Ghostbusters con le donne, che cosa volete di più?
In fondo, quando un nero vi stupra, ci saranno migliaia profili social pronti a insultarlo e invocare la castrazione.
Ora ci sono persino delle persone che si indignano per i femminicidi.
Chiedere di più, è chiedere troppo.
Quello che è concesso è battersi per i diritti già acquisiti, ogni tanto sarà concesso lamentarsi, ma sempre bonariamente.
Può sembrare un’esagerazione, ma la realtà non è così distante.
Se qualcosa sposta le persone dalla loro zona di comfort e le porta a ragionare sul proprio privilegio, parte la contraccusa di vittimismo, viene negata o la si ignora grazie al benaltrismo.
Questi atteggiamenti di chiusura, si sono esplicitati anche di fronte a tematiche semplici, un esempio recente sono le risposte a #DateciVoce¹, l’iniziativa che chiedeva una maggiore presenza di donne nelle task force sull’emergenza Covid.
Dopo un respiro profondo, sono andata a leggere i commenti sotto le foto delle persone che hanno aderito al flash mob.
Delle molte persone hanno pensato di criticare l’iniziativa, la maggior parte puntava a ridicolizzarla, negando l’esistenza del problema o sostenendo che protestare in periodo fosse solo un capriccio.
Nulla di nuovo, il depotenziamento è una delle armi preferite dal maschilismo.
Ma leggere così tante persone sostenere che “Evidentemente non c’erano donne all’altezza dell’incarico” nel 2020 è comunque un colpo al cuore.
Ma, se è già troppo radicale spiegare che le donne vengono discriminate in base al sesso e non sulla base delle loro competenze, allora di cosa può occuparsi il femminismo?
Credo che smettere di porsi la domanda di come si possa fare attivismo in punta di piedi, possa essere un primo passo.
Smettere di cercare l’approvazione per le battaglie, perché la realtà è che finché si vorrà combattere il patriarcato stando alle sue regole, tutto resterà com’è.
Elemosinare spazi e rimanere composte con la mano alzata aspettando che smettano di ignorarci, non è mai servito a nulla, se non a creare qualche legge sull’onda emotiva di qualche grande caso mediatico.
Ma questo non cambia nulla nella sostanza.
E se l’obiettivo è quello di progettare una società più equa, senza privilegi e stigmi sociali, allora essere moderate non è solo inutile, è persino dannoso.
Note e Fonti:
Chiara Bocci
Biografia